Il presidente iraniano, Mahmud Ahmadinejad, ha auspicato che i capi dell’opposizione vengano puniti per i disordini nelle proteste contro la sua rielezione, nel voto del 12 giugno. «Bisogna affrontare seriamente la questione degli istigatori degli incidenti»,ha affermato Ahmadinejad nel corso di un sermone a Teheran per la preghiera del venerdì, «quelli che hanno provocato, organizzato e attuato la linea del nemico devono essere affrontati con fermezza».
È la prima volta che Ahmadinejad prende posizione a favore della linea dura contro i leader dell’opposizione. In passato aveva raccomandato alla magistratura la massima clemenza nei confronti dei manifestanti arrestati, sostenendo che erano stati manipolati dalla propaganda nemica. Un appello ripetuto nel suo sermone. «Chi proviene dai ranghi inferiori e chi è stato ingannato deve essere trattato con compassione islamica», ha affermato il presidente iraniano, mentre la folla urlava «Giustiziate i capi della rivolta».
Nei disordini scoppiati per i presunti brogli nelle elezioni presidenziali ci sono stati almeno 30 morti (69 per l’opposizione). Inizialmente erano state arrestate almeno 4mila persone, tra cui esponenti riformisti, giornalisti e sostenitori dell’opposizione, accusati di essere finanziati da potenze straniere per rovesciare il regime della repubblica islamica.
I leader dell’opposizione, tra cui gli ex candidati Mir Hossein Mousavi e Mehdi Karroubi, hanno condannato i processi spettacolo e si sono rifiutati di riconoscere la legittimità della rielezione di Ahmadinejad. Ci sono state anche accuse di stupri e abusi in cella sui manifestanti arrestati, due dei quali sono morti nel carcere di Kahrizak, a sud di teheran, poi chiuso dal governo.
Per gli abusi in carcere e gli attacchi ai dormitori universitari, Ahmadinejad ha accusato nel suo discorso i nemici stranieri e «il movimento golpista».